Cantalupo in Sabina

Cenni storici


In epoca romana imperiale il suo territorio era cosparso di ville rustiche residenziali. Attorno ad esse, nel primo medioevo sorgevano i Pagi e i Vici, i cui abitanti superstiti alle invasioni barbariche, si incastellarono tra l’VIII e il IX Sec., sulla sommità collinare più elevata del territorio comunale, dando vita al Castrum Cantalupi, citato per la prima volta dal Regesto Farfense nell’anno 1037. In epoca medievale i conti di Cuneo furono i “primi consorti”, che crearono la primitiva rocca, cui seguì il “Palatium” dei conti S. Eustachio. Tra l’VIII e il IX secolo gli abitanti di questi due frazioni si ritirarono sul punto più alto del territorio, originando così il Castrum Cantalupi. La prima volta che viene citato con questo termine è nel Regesto Farfense dell’anno 1037. Nel XIII e XIV sec. il feudo passò ai Conti di S. Eustachio che proseguirono la costruzione del palazzo baronale. Nella seconda metà del XIII sec. entrò a far parte dei possedimenti della Santa Sede; nel 1278 la popolazione di Cantalupo giurò fedeltà al Papa Niccolò III. In seguito alla ribellione di Giacomo Savelli, il Papa ordinò alla truppe di Federico da Montefeltro di occupare Cantalupo; gli abitanti tentarono strenuamente di difendersi dall’assalto delle macchine da guerra, ma dopo pochi giorni crollò la torre della Rocca. Pio II confiscò il feudo ai Savelli e nel 1463, fu venduto dalla Camera Apostolica a Giorgio Cesarini. Soltanto nel 1468 i Savelli riuscirono a ricomprare il feudo. Ai Savelli subentrano i Cesi di Acquasparta e di Rignano, quando nella seconda metà del XVI sec., Paola Savelli sposò Marco Antonio Cesi, portando in dote il fondo. Non si può stabilire con certezza chi fu incaricato di seguire i lavori di trasformazione, secondo alcuni venne incaricato il Vignola, altri danno per certo che fu opera dell'architetto Gian Domenico Bianchi di Milano, che già aveva lavorato per i Cesi ad Acquasparta. Le alterne vicende dei possedimenti del feudo, e indirettamente anche del Palazzo proseguirono fino al 1862 quando Giovanni Battista Camucci, acquistò il Palazzo e lo trasformò in un museo, dove furono conservate, oltre alle opere del padre, i lavori di Dossi, Bossano, Rebuns, collezioni d’armi e monete; venne anche allestita una sezione d’archeologia, per reperti di provenienza etrusca, di età orientalizzante, arcaica, ellenistica, anche statue, epigrafi, bronzi e monete di varie epoche, prima conservati a Roma nel palazzo Cesi in via della Maschera d'Oro. Dopo la grande guerra, il museo non poté essere riaperto, in quanto le collezioni in esso contenute erano state smembrate, vendute e disperse. Guido Vaini, marchese di Vacone, comprò il palazzo ed il feudo dai Cesi, passando poi l’eredita ai Lante della Rovere che restarono sino al 1804. A seguire, la proprietà del palazzo, il ricco patrimonio, il territorio e i possedimenti immobiliari, fluirono nelle mani di diversi signori, dal Patriziato Sabino, ai Simonetti, al principe francese De Podenas. Nel 1862 il barone Giovanni Battista Camuccini, figlio del pittore neoclassico Vincenzo Camuccini, acquistò il patrimonio dell’ex feudo e trasformò il “Palazzo” in “Museo”. In origine la comunità di Cantalupo fu per via indiretta amministrativamente soggetta alla Camera Apostolica, con la caduta del sistema feudale, passò direttamente sotto il Governo Pontificio.


Link:

http://www.italynet.it/italiano/lazio/rieti/cantalupo-in-sabina/