La Sabina

La Sabina

“Ben poche aree regionali italiane sono così indefinite come la Sabina. Il senso comune identifica oggi questo termine con gli attuali limiti della provincia di Rieti, anche se non pochi lo vogliono riservato per quella sola parte che si estende dai Monti Sabini al Tevere, escludendo quindi il Reatino e ovviamente l’ex circondario di Cittaducale, il primo considerato come area storicamente umbra, il secondo come territorio abruzzese forzatamente traslato nel Lazio solo nel 1927 all’atto della nascita della provincia di Rieti, e non mancano coloro che, richiamandosi alla più antica tradizione storica, ricorrono a questa definizione geografica per indicare una regione più estesa, che arriva ad includere territori oggi appartenenti a provincie e regioni diverse.[...]

In base alle testimonianze dei classici i limiti del territorio Sabino seguivano a sud-est il Tevere oltre Magliano per proseguire lungo la via Flaminia fino a Narni, e ancora lungo il Nera fino a Piediluco, limite estremo dell’antico Lacus Velinus che un tempo ricopriva per interol’agro reatino. Da qui il confine proseguiva verso nord fino a Triponzo per poi iniziare a salire verso Norcia e, tagliando il Tronto prima di Arquata, includeva Accumoli da dove proseguiva verso est per Amiterno.

Da questa antica città il limite di confine scendeva fino a Preturo e Sella di Corno, per poi tornare a lambire il Nuria e quindi proseguire linearmente verso Fiamignano e Carsoli da dove raggiungeva l’Aniene che lambiva fino fino alla sua confluenza con il Tevere inglobando nel proprio territorio Tivoli, Preneste e Fidene e altri centri dell’attuale area romana come Monterotondo, Palombara e Montelibretti, ma anche insediamenti oggi umbri come Cascia, Norcia e Narni.”

Tratto da: La Sabina, il territorio di carta - di R. Lorenzetti