Poggio Nativo

Cenni storici


Le origini del castello di Poggio Nativo sono da collocare intorno all'anno mille; dalla prima citazione  scritta, risalente al 1055, si apprende che il suo fondatore fu tale Buonuomo, vassallo dei Conti di  Sabina, il cui figlio ed erede, Donadeo, diede poi il nome all'insediamento ed ebbe ebbe forti  contrasti con l'abbazia di Farfa per il possesso di alcuni fondi situati nelle pertinenze dei castelli di  Fara, di Poggio Moiano e della chiesa di S. Pietro a Scandriglia. Nel 1159 l'ultimo discendente dei  conti di Sabina, Rainaldo di Sinibaldo, donò Poggio Nativo a papa Adriano IV. Durante il XIV secolo il castello subì una serie di complessi passaggi di proprietà tra le monache di S. Paolo, Andreuccio da Palombara e l'Abbazia di Farfa, sino agli inizi del Quattrocento, allorchè fu occupato da Paolo Savelli in virtù di un cospicuo credito che egli vantava nei confronti della Santa Sede. Questa prima signoria Savelli ebbe vita breve e, dopo una lunga controversia che la vide contrapposta all'Abbazia  di Farfa, subì la confisca del feudo da parte pontificia e la distruzione dell'abitato per aver dato appoggio gli Angioini nella lotta contro gli Aragonesi. Poggio Nativo fu venduto a mons. Giorgio  Cesarini quindi ai fratelli della Valle per passare poi al capitolo di S. Pietro in Vaticano; nel 1480 tornò in possesso del cardinale Giovan Battista Savelli, che lo ebbe in vicariato da papa Sisto IV; i suoi  discendenti, in particolare Bernardino con la moglie Lucrezia Anguillara, sullo scorcio del XVI secolo  provvidero ad una profonda ristrutturazione del palazzo baronale e nel 1625, Urbano VIII eresse il  feudo a ducato con diritto di trasmissione ereditaria. 

Nel 1633 i Savelli, in piena crisi finanziaria, vendettero Poggio Nativo a Marcantonio Borghese alla cui  famiglia rimase sino al XIX secolo.

Durante l'occupazione francese il comune fu compreso dapprima nel dipartimento del Clitunno,  come capoluogo di cantone (1798-1799), poi passò al dipartimento del Tevere, circondario di Rieti, cantone di Monte Leone (1810-1814). Con la Restaurazione e la riforma del 1816/1817 Poggio  Nativo rientrò nella provincia Sabina, delegazione di Rieti, continuando ad essere luogo baronale sino al 12 ottobre 1816, allorchè, in seguito alla rinuncia del principe Camillo Borghese alla giurisdizione baronale sul feudo, Poggio Nativo divenne governo di secondo ordine dipendente da Fara Sabina  (1817); tale condizione risulta immutata nei successivi riparti territoriali del 1827 e del 1831. Dopo  l'annessione al Regno d'Italia, avvenuta nel 1860, il comune appartenne alla provincia di Perugia  sino al 1923, allorchè passò alla provincia di Roma; nel 1927 venne incluso nella neo-istituita provincia di Rieti; dal 1949 il comune di Poggio Nativo ha acquisito la frazione di Monte Santa Maria  in Sabina staccato da Toffia




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