Riofreddo

Cenni storici


La particolare posizione geografica di quello che sarà il territorio di Riofreddo determina fin dall’età preistorica una notevole frequentazione dello stesso come testimoniano i ritrovamenti di numerosi reperti,tra cui una lama di ossidiana, un bulino e un'ascia levigata già citatata dal Pigorini. Numerose poi sono anche le testimonianze dalla fase finale del bronzo a quella del ferro, della cosidetta civiltà appenninica. Sono resti di abitati fortificati posti su alture e frammenti di ceramica piuttosto rozza di produzione locale. Agli inizi del IV secolo vi troviamo stanziati gli Equi, popolo appartenente al gruppo osco-sannita che vi costruirono “vici” e “oppida”, in Località Casale Civitella è stata di recente portatata alla luce dalla Sovrintendenza archeologica del Lazio una loro necropoli. A conclusione di una lunga guerra i romani li sottomisero e romanizzarono la zona con l’impianto della Via Valeria ( che comunque ricalcava antichi tracciati di commercio e transumanza) e con la fondazione della colonia di Carsioli (298 a.C.), di cui faceva parte anche il territorio su cui sorgerà poi Riofreddo.

L’asse naturale di congiunzione tra le regioni tirreniche e quelle adriatiche,tra l’Italia centrale e quella meridionale, ne determina l’importanza strategico-militare nonché quella economica dal periodo equo a quello romano poi via-via fino ai nostri giorni. Infatti il territorio mantiene la sua importanza anche durante le invasioni barbariche. Con l’avvento dei Longobardi e con la conseguente disgregazione politica dell’Italia, esso assume un’importanza anche “politica” dovuta alla sua posizione di confine. Legato a Carsoli farà parte del Ducato Longobardo di Spoleto e della gran contea dei Marsi, ai limiti dello Stato Pontificio.Tra questo periodo storico e il successivo, che vede i Normanni costruire un regno nel sud dell’Italia, avviene però un cambiamento radicale, forse frutto anche dei molteplici interessi delle grandi abbazie di Farfa e di Subiaco, delle numerose diocesi che qui convergevano ( la tiburtina, la marsicana, la reatina e la sabina) e delle potenti consorterie locali. Il futuro territorio di Riofreddo si stacca da quello di Carsoli che rimarrà nel regno Normanno, e passa definitivamente allo Stato Pontificio, mentre al suo confine si avvicenderanno gli Agioini, gli Aragonesi ed infine i Borboni. In epoche più recenti, tra l’VIII e il IX secolo d.C., nella zona che si trova di fronte alla via Tiburtina-Valeria, all’incrocio delle quattro strade e ai confini con il territorio detto Piana del Cavaliere in area abruzzese, è edificato il Convento di S.Giorgio a opera dei monaci benedettini (o forse basiliani). E’ un importante snodo di comunicazione che domina il crocevia commerciale e culturale sulla via Valeria ai confini fra i territori limitrofi fino ai XVII-XVIII secolo.

Il primo accenno al nome Riofreddo, che in seguito caratterizzerà il territorio, si trova tra i documenti del monastero Sublacense e precisamente in un Privilegio di Papa Nicolò I, a conferma dei possedimenti del monastero stesso, in data 20 agosto 867, ove è citato il "fundum" di San Giorgio, che comprende anche " l'aqua qui vocatur frigida seu timida".

Non sappiamo poi quando il termine "aqua frigida" divenisse "rivus frigidus" ma è certo che esso appare documentato per la prima volta nel 1157 quale luogo di origine di Bernardo (Bernardus de Rivofrigido) testimone di un atto di investitura fatto da Papa Adriano IV. La trasformazione del toponimo parrebbe coincidere con il sorgere del castello. Non è ancora possibile documentare quando questo sia stato edificato, ma è certo che al tempo di Nicolò I il territorio era popolato da gruppi sparsi che abitavano in casali e che si raccoglievano intorno ad alcune pievi per celebrare cerimonie e riti comuni, mentre nel 1157 era già sorto un castello, che aveva assunto il nome di "Rivus Frigidus". In questo passaggio è interessante notare come il culto dei santi (Giorgio, Marco ed Elia), già venerati nelle pievi, viene rinnovato nella chiesa castrale e successivamente determina il nome dei "quarti" in cui fu diviso tutto il territorio ai fini dello sfruttamento agricolo. E' probabile che il Bernardo citato nel 1157 fosse un membro della famiglia Colonna, che è sicuramente presente in Riofreddo, in torno al 1287, nella figura di Landolfo Colonna "miles Rivifrigidi et Rubiani dominus". Con Landolfo inizia una documentazione puntuale di questo ramo dei Colonna, i cosidetti "Colonna di Riofreddo", che saranno legati al paese, tra alterne vicende, fino alla fine del XVI secolo. In tutto questo periodo essi parteciperanno direttamente o indirettamente ai grandi eventi storici, talvolta insieme alla loro potente famiglia, talvolta divisi da essa. Infatti nella controversia tra i Colonna e Bonifacio VIII, si schierarono con il Papa; ciononostante, quest'ultimo, senza alcun apparente motivo, confiscò loro Riofreddo e lo assegnò agli Orsini, che lo possedettero quindi per un breve periodo. Inoltre nel 1500 Papa Alessandro VI affidò Riofreddo, seppure per un tempo limitato, a Cesare Borgia, Abbate Commendatario di Subiaco. Il paese era, però, ancora sotto i Colonna nel 1550 quando fu stilato lo "statuto", documento per altro mai approvato dal Pontefice, e che scomparve a soli cinque anni dalla sua formulazione, sostituito da una copia di sospetta autenticità. Gli ultimi anni della presenza dei Colonna in Riofreddo, furono infine caratterizzati da lunghe vertenze fra una numerosa schiera di coeredi. In seguito, con due atti separati, uno del 1554 e l'altro del 1560, monsignor Paolo del Drago, protonotaro apostolico, acquistò il castello di Riofreddo, che fu eletto a marchesato nel 1621 da Papa Grgorio XV. E' importante ricordare, quale avvenimento eccezionale, l'epidemia di peste che nel 1683 colpì molto duramente il paese, in quanto rese necessaria l'immigrazione di forestieri per ripopolarlo. I nuovi signori non furono bene accetti ai Riofreddani in quanto incominciarono ad imporre tasse, gabelle e pagamenti vari che gravavano particolarmente su quei generi necessari ad un sostentamento già precario di una popolazione povera; rivendicavano inoltre i diritti feudali quali il diritto fondiario e quello di succedere all’eredità di coloro che morivano senza figli: titoli tutti questi che non potevano aver acquistato dai Colonna in quanto essi non ne godevano. I trecento anni che vedono protagonisti i del Drago si caratterizzano quindi in lunghe e costose controversie giudiziarie che terminano solo nel 1795 e trovarono una definitiva soluzione nel 1804, grazie ad un accordo con il quale i Riofreddani riconoscevano ai del Drago la proprietà della vasta estensione della macchia di Sesera e questi, dal canto loro, rinunciavano a tutti i privilegi baronali. Ma ormai, con la rivoluzione francese, si era aperta una nuova era, che porrà fine ad ogni retaggio medievale per cui i diritti feudali, pretesi dalla nobiltà, sarebbero comunque decaduti in breve tempo. Riofreddo vive alcuni mesi di un’esperienza esaltante al tempo della repubblica Romana del 1798-1799, quando si trova ad essere capoluogo del cantone omonimo, il 6° dipartimento del Tevere. Il cantone comprendeva oltre al territorio di Riofreddo, quelli di Vallinfreda, Vivaro, Arsoli, Roviano,Cineto (allora: “Scarpa”), Anticoli, Sambuci, Saracinesco, Civitella, Licenza, Rocca Giovine, Percile. Dal secolo XVII e poi sempre più nel XVIII e fino agli albori del XIX, è documentata a Riofreddo una numerosa categoria di commercianti e di carrettieri, un fiorente artigianato, una classe imprenditoriale piuttosto abile e a volte spregiudicata. Nel secolo XIX poi Riofreddo diventerà luogo rinomato di villeggiatura, favorito in ciò anche e non solo dalla presenza di Ricciotti Garibaldi, figlio di Giuseppe e Annita, il quale vi eresse un “castello”, oggi più propriamente chiamato Villa Garibaldi e sede del “Museo delle Culture”.



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http://www.comunediriofreddo.it/aspetti_storici.htm

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