Toffia

Cenni storici


Il castello di Toffia nacque con grande precocità: la prima menzione che lo riguarda è del 940, allorchè vi fu celebrato un placito - l'assemblea pubblica nella quale si amministrava la giustizia - per vagliare i diritti che l'abate di Farfa, Campone, vantava sulla metà del castello di Toffia posseduta da un certo Leone. Non si hanno notizie attendibili circa la sua origine, tuttavia è attestato che verso la metà del sec. XI, non solo Toffia, ma anche tutto il territorio circostante erano in possesso dell'Abbazia di Farfa. Toffia fu anche sede vescovile, allorchè, distrutta dai Saraceni Foronovo, la sua chiesa di S. Lorenzo fu elevata a cattedrale e nel 962 vi si stabilì il vescovo foronoviano. Nel 1490 Toffia fu esplicitamente dichiarato dominio di Farfa; nel secolo successivo, durante il quale a Farfa  dominarono gli Orsini, Toffia fu usurpata dalla famiglia baronale romana, ma nel 1545, allorchè gli Orsini perdettero la commenda, anche il castello tornò sotto il diretto dominio di Farfa. Il suo nucleo originario era costituito dal cosiddetto "castello di dentro", tuttavia la crescita demografica creò rapidamente un borgo estramuraneo, definito "castello di fuori": nel tardo Quattrocento quest'area  fu riorganizzata con la costruzione di una rocca e di una porta nuova, detta oggi porta Maggiore,  che ampliava l'antica cinta muraria adattandola alle nuove esigenze derivanti dall'uso sempre più massiccio delle artiglierie. Questo dualismo topografico tra i due opposti castelli ha generato una  curiosa, quanto fallace, leggenda secondo la quale la "Rocca" fosse passata in proprietà da Farfa agli Orsini, mentre il "Palazzo" dai duchi di Spoleto ai Colonna, ma questi ultimi non hanno mai avuto  possessi a Toffia. Accanita e di lunghissima durata fu la contesa tra la comunità di Toffia e quella di Poggio Nativo per il possesso dei castelli diruti di Archipiglione e di S. Balbina nonchè per gli usi civici nelle zone di confine: le carte relative a questa contesa, iniziata sin dal XV secolo e che ebbe  termine solo nel XX, sono conservate negli archivi storici dei due comuni. Nel 1589,  conseguentemente al grave declino dell'Abbazia di Farfa, Sisto V tolse al monastero la giurisdizione  temporale e l'amministrazione dei beni, compreso Toffia, che da allora passarono sotto il governo  diretto della Camera Apostolica; successivamente, nel 1623, Urbano VIII eresse in governo  separato le proprietà e i castelli già posseduti da Farfa, sotto un governatore della Sacra Congregazione del Buon Governo, di nomina pontificia. Durante la parentesi del dominio francese  Toffia appartenne dapprima al dipartimento del Clitumno, cantone di Poggio Mirteto (1798) per  passare poi al dipartimento di Roma, circondario di Rieti, cantone di Poggio Mirteto (1810), con gli  appodiati Monte Santa Maria, Castel Nuovo e Corese. Con la restaurazione del potere pontificio e le  riforme del 1816/1817 Toffia entrò a far parte della provincia di Sabina, delegazione di Rieti, distretto di Poggio Mirteto, come comunità appodiata a Castelnuovo di Farfa, sede di governo, mentre nel riparto territoriale del 1831 risulta di nuovo comune autonomo facente capo al governo  di Fara Sabina. Dopo l'aggregazione al Regno d'Italia, avvenuta nel 1860, appartenne alla provincia  di Perugia, sino al 1923, poi a quella di Roma, sino al 1927, anno in cui fu incluso nella neoistituita  provincia di Rieti. Il comune di Monte Santa Maria, già aggregato a Toffia dal 1876, nel 1946 è passato al comune di Poggio Nativo, di cui costituisce tuttora frazione


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http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=11517

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